Tartarughe vittime della plastica in mare: quali sono i danni?

SodaStream x SEE Turtle

22 aprile 2022

Ultimamente si è molto sentito parlare del tema della sostenibilità soprattutto legato alla riduzione di oggetti inquinanti in quelli che sono luoghi fondamentali per la vita umana e in generale per tutto l’ecosistema: spiagge, parchi, foreste, oceani ecc.

Sempre più spesso si vedono immagini di oggetti come sacchetti, cannucce e bicchieri di plastica che vengono lasciati a terra in queste zone lasciando sott’inteso il passaggio dell’uomo. Questi oggetti, tuttavia, posso ancora essere rimossi, raccolti e riciclati correttamente da varie associazioni che si battono in favore di spazi più green e sostenibili.

Ma cosa succede quando l’uomo non ha la possibilità di rimediare ai propri danni? Migliaia e migliaia di rifiuti di vario genere vengono depositati non solo nelle zone sulla “terra ferma” ma anche nei corsi d’acqua come fiumi, mari e oceani dove la raccolta e lo smaltimento diventano più complessi.

Quante tartarughe muoiono per la plastica

Per capire quanto grave sia questa situazione basti pensare alla realtà più vicina a noi: Il Mediterraneo. Il WWF ha rilevato che in un intero anno, quasi 570 mila tonnellate di plastica vengono rilasciate nelle acque del nostro mare causando così la morte di quasi 40.000 tartarughe marine che rimangono impigliate in qualche rifiuto o che vengono avvelenate dall’ingerimento di questi ultimi.

Essendo un mare chiuso, le correnti del Mediterraneo rilasciano sulle coste l’80% dei rifiuti, rendendo litorali e zone balneari, delle possibili discariche a cielo aperto. Diversamente accade negli oceani dove le varie correnti possono far girare i rifiuti anche per mesi senza che raggiungano le coste. Questo negli anni, ha portato a grossi accumuli di spazzatura che in un secondo momento genereranno quella che ora viene chiamata la Great Pacific Garbage Patch ovvero l’isola di spazzatura creatasi nell’Oceano Pacifico che inevitabilmente contamina tutte le forme di vita di questo habitat.

Perché le tartarughe mangiano la plastica?

Tra le 700 specie diverse che soffrono di questo inquinamento dei corsi d’acqua, i peggiori danni causati dalla plastica sono per avvelenamento alimentare (dovuto alla quantità rifiuti ingeriti dagli animali) e per intrappolamento (dove buste di plastica e “porta lattine” intrappolano continuamente molti abitanti di questi ecosistemi).

Tra questi animali ci sono ovviamente le tartarughe che soffrono maggiormente questi rifiuti lasciati nel loro habitat. Inizialmente si pensava che le tartarughe mangiassero i sacchetti di plastica per una possibile somiglianza con le meduse, loro preda preferita. Poi si è notato che oltre ai sacchetti di plastica, le tartarughe venissero attratte anche da altri oggetti di plastica che purtroppo si sono aggiunti alla loro dieta.

Alcuni scienziati hanno cercato di capire, attraverso uno studio, quali fossero le cause di questa attrazione delle tartarughe verso gli oggetti di plastica lasciati nell’oceano. È stato dunque deciso di prendere 15 tartarughe e testare le loro reazioni a 4 stimoli olfattivi differenti:

  • In acqua distillata
  • In presenza di cibo
  • In presenza di plastica pulita
  • In presenza di plastica lasciata 5 settimane in mare

Sorprendentemente le tartarughe hanno mostrato reazioni simili nelle due condizioni in presenza di cibo e con plastica lasciata in mare per 5 settimane. Questo, viene spiegato dagli scienziati, accade perché già dopo 3 settimane, gli oggetti di plastica acquistano un odore simile al cibo per le tartarughe in quanto vengono ricoperti di alghe e microorganismi marini che infondo l’odore marino che confonde le tartarughe.

Come ridurre l’inquinamento da plastica 

Come accade per le tartarughe, centinaia di altre specie sono danneggiate dalla presenza di plastica negli oceani. Non essendoci ad ora metodi collaudati per recuperare i rifiuti dal fondale marino senza danneggiare le creature che vi ci abitano, quello che va fatto è sensibilizzare tutte le persone riguardo questa tematica in modo da suscitare comportamenti sociali che limitano l’inquinamento di spiagge, parchi, foreste, fiumi ecc. Ognuno può dunque fare la sua parte e contribuire a creare ambienti più rispettosi partendo da piccoli gesti quotidiani come:

  • Ridurre l’uso di plastica monouso
  • Effettuare una corretta differenziazione dei rifiuti
  • Trovare prodotti e materiali alternativi alla plastica

Con poche e piccole accortezze giornaliere, è possibile fare una grande differenza. Un nostro piccolo gesto, ripetuto più volte può davvero fare la differenza e contribuire a salvare migliaia di specie marine che, come le tartarughe, patiscono questo inquinamento del loro habitat naturale